Lezione 1 - Perchè la mia chitarra suona male?!

E’ come chiedere perché un elettrodomestico non funziona  Troppo generico! I sintomi! Voglio sapere i sintomi!

A parte gli scherzi. La tua chitarra suona male perché probabilmente è scordata! E qual è la prima cosa che ti insegnano quando frequenti un corso di chitarra per neofiti?


Come si accorda la chitarra! Ma lasciate che vi dica una cosa, a meno che non siate già stati musicisti nelle vostre vite precedenti (come invece è capitato a me), accordare la chitarra non è assolutamente facile!! E’ una delle cose più difficili dopo l’utilizzo della mano destra (o sinistra per i mancini) negli accompagnamenti. E’ difficile per diverse ragioni e le principali sono:
  1. Non si conosce la struttura dello strumento! Non si ha idea del perché la chitarra abbia sei corde con delle note totalmente diverse rispetto a quelle in sequenza sulla tastiera del pianoforte.
  2. Ancora non si ha la sensibilità che permette di riconoscere la differenza tra due note simili (la più grave, la più acuta).
“Cavoli! Non ho idea della funzione dei tasti neri sul pianoforte ma con i tasti bianchi riesco almeno a fare Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si! Con la chitarra non tiro fuori una sequenza che abbia senso neanche se piango in Giapponese!”
In questo articolo, dunque, andrò a colmare la prima lacuna, cercando di essere chiaro, conciso e senza dare per acquisite certe conoscenze. Nell’articolo successivo analizzerò il secondo punto.  Ecco l’obiettivo principale di oggi: Capire il meccanismo alla base della distribuzione, apparentemente casuale, delle note sulla tastiera della chitarra. Veniamo al dunque spiegando brevemente cosa rappresentano le “note” nella musica. La musica è vibrazione. Qualsiasi oggetto che vibra produce suono. Per convenzione, e secondo certe regole d’armonia, ogni nota che ha un nome (Do, Re, ecc…) ha una propria frequenza vibratoria. Con il tempo l’umanità ha codificato un “sistema” che può facilmente produrre armonia e melodia. All’interno di questo sistema ci sono delle “distanze” quantizzate tra le frequenze sonore…
"Ehh?! Quantizzate?! E che cavolo vuol dire?!"
Significa semplicemente che la “distanza” tra le note è sempre uguale (es. tra il DO e il RE c’è la stessa distanza armonica che c’è tra il RE e il MI) La distanza tra le note si misura in TONI e MEZZI TONI (tra un TONO e l’altro ci sono due MEZZI TONI). Sulla tastiera del pianoforte è ben evidente questo passaggio:

Qui si svela il mistero dei famigerati “tasti neri”. Tra il Do e il Re c’è un TONO. Il tasto nero, il DO diesis (DO#), rappresenta il mezzo tono che sta in mezzo alle due note. Tra il RE e il MI stesso discorso.
"Oh! E tra il MI e il FA?! Che succede?! Non c’è il tasto nero!"
No. Non c’è perché la distanza armonica tra queste due note è di MEZZO TONO.
"E perché?!"
Allora… Il sistema musicale che abbiamo sviluppato si basa sulla scala naturale (diatonica). Un esempio è DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, DO (tutti i tasti bianchi in sequenza partendo da DO). Il primo DO rappresenta il 1° grado della scala, il RE il 2° grado e così via fino al SI (7° grado). Tale scala “suona bene” (ha armonia) solo e soltanto se tra il 3° e 4° grado (MI e FA) e tra il 7° e il 1° grado successivo (SI e DO) c’è MEZZO TONO. E sulla chitarra?! Qui viene il bello! Sulla chitarra abbiamo sei corde e tantissimi tasti (wow!). Prima di spiegare la configurazione delle note voglio che sia chiaro un concetto: le note sulla chitarra sono distribuite in modo da facilitare il più possibile l’esecuzione di scale (di fatto melodie formate da una sequenza di note singole) e di accordi (note suonate contemporaneamente che fungono da accompagnamento) con il movimento e la pressione delle dita. In sostanza è studiata per dare alle quattro dita della mano la possibilità di  “toccare” le note necessarie alla maggior parte delle melodie/scale/armonie. Eccone uno schema:


Le note scritte in rosso rappresentano ciò che si suona con le corde “a vuoto”, in altre parole senza appoggiare le dita sulla tastiera della chitarra e pizzicando le corde singolarmente. C’è un MI grave (6° corda), un LA (5° corda), un RE (4° corda), un SOL (3° corda), un SI (2° corda) e un MI acuto o cantino (1° corda): 


Come potete vedere, sulla 6° corda (Mi grave) al primo tasto, abbiamo un FA. Ricordate la tastiera del pianoforte? Tra il MI e il FA abbiamo…? Abbiamo…? MEZZO TONO (quindi “non c’è il tasto nero” tra il 3° e il 4° grado della scala diatonica di DO). Se andiamo avanti sulla stessa corda ci accorgiamo che c’è un FA# (il tasto nero tra il FA e il SOL) e poi naturalmente un SOL. E così via! La sequenza continua fino al 12° tasto e oltre (e così su tutte le altre corde). Sicuramente, analizzando lo schema in figura, noterete altre “stranezze”. In ordine di apparizione abbiamo l’unica nota (il SI) con l’attributo “b” (bemolle), come mai? E’ una convenzione data da alcune regole di armonia. Ce ne occuperemo più avanti. Per ora ci fermiamo qua. Nel prossimo articolo ci occuperemo dell’affinamento del nostro “orecchio” musicale. A presto!



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